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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza e Via Sforza-Cesarini [1] (già Pizzo di Merlo) (R. VI - Parione; R. V - Ponte) (da via dei Banchi Vecchi a Corso Vittorio Emanuele II)

Dal palazzo omonimo  [2] restaurato e completamente trasformato nei primi anni del ‘900 dall’architetto Pio Piacentini. Vi fu incorporato il palazzo che il cardinale Ascanio Sforza (1455-1505), fratello di Ludovico il Moro (1452-1508), aveva avuto in dono dal cardinale Rodrigo Borgia nel 1492, quando questi fu eletto pontefice [3] (Alessandro VI - 1492-1503 [4]). Il palazzo che, dopo quello (palazzo Venezia) di Paolo II (Pietro Barbo - 1464-1471), si dice fosse il più bello di Roma, con  porticati  e  logge  all’esterno,  era  all’interno  di  una  magnificenza  da sbalordire [5],

Il palazzo era detto della “Cancelleria Vecchia” quando cominciò a funzionare l’altra a Via del Pellegrino.

Il Borgia (Alessandro VI) vi abitò fino alla sua elezione, alla quale contribuì il cardinale Ascanio Sforza, cui il simoniaco Borgia lo regalò, insieme al posto di vice Cancelliere [6]. Dice una “cronica”: “Il giro del denaro fu così agitato, che il Banco degli Spannocchi, depositario dei Borgia, era per fallire”.  

E più tardi disse Pasquino: 

“Vende Alessandro Altari, e Chiavi e Cristo.
E ben lo può, che pria ne fece acquisto”

Durante i lavori per la costruzione di questo tratto di Via Corso Vittorio Emanuele, furono scoperti, nel 1888, avanzi [7] importanti “dell'ara Ditis et Proserpinae”, col recinto sacro, forse appartenenti al “Tarentum”, che occupava il sito dove sono in parte la piazza ed il palazzo.

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[1] )            Gli Sforza abbinarono al loro il cognome dei Cesarini, quando, nel XVII secolo, Don Felice Sforza sposò l’ultima dei Cesarini.

[2] )            Nel medioevo, la zona nella quale è stato costruito il palazzo della Cancelleria Vecchia, tra piazza Sforza-Cesarini e piazza della Chiesa Nuova, era il quartiere detto del “Pizzomerlo” (forse dal vino “merum” spacciato in quel quartiere).
Il quartiere si era formato all’epoca in cui gli acquedotti romani avevano smesso di funzionare (VI sec.). La mancanza d’acqua aveva spinto la popolazione ad una migrazione interna verso il Tevere, là dove le vestigia di antiche costruzioni fornivano il materiale necessario per la costruzione delle nuove case.
La scelta di questo quartiere da parte del Cardinale Rodrigo Borgia, poi Alessandro VI, si basava sul fatto che il quartiere era prossimo alla “via Papae” e, quindi, tra il Vaticano e il Laterano e che il terreno era della Camera Apostolica che vi aveva ospitato, in passato, la Zecca pontificia i cui edifici erano oramai fatiscenti

[3] )            La profezia di Malachia lo designava col motto : “Bos Albanus in porto”.

[4] )            L’11 agosto, dopo cinque giorni di conclave e dopo che fra i due candidati più quotati, si era manifestata, dinanzi alla stessa salma di Innocenzo VIII, una chiassosa rissa, i cardinali Giuliano Della Rovere e Rodrigo Borgia, secondo l’oratore mantovano, testimone oculare, “se dissero de marrani e de mori bianchi”.

[5]              Il suo arredamento è così descritto, proprio dal cardinale Ascanio Sforza: “La casa era apparata molto superbamente et aveva la prima sala tutta ornata di tappezzerie istoriate cerco (tutto intorno) e dreto (dietro). Ad la sala, un altro salotto circondato tutto da altra tapezaria molto bella, con tappeti in terra ben corrispondenti a li altri ornamenti, con uno letto et capocelo, tutto parato de raso cremesile (rosso vivo) et qui aveva una credenza tutta piena de vasi de oro et argento, molto ben lavorati, ultra li altri piatti, scudelle et altri vaselli, che erano in grandissimo numero, et cosa molto bella da vedere; nobilissimi razi et tapeti in terra, con un altro letto et capocielo de velluto alessandrino; et l'altra molto più ornata de le predite, con un altro letto de brocato d'oro et la coperta foderata de sibilline et franze d'oro, tanto ornate quanto fusse possibile, con una tavola in mezzo coperta de velluto alessandrino et le scranne (sedie) ornatissime ben corrispondenti alle altre cose.”

[6] )            Lo Sforza vi si trasferì dal vico di Ascanio (vedi Via d’Ascanio - Campo Marzio), dove aveva dimora con giardino.

[7] )            Il Lanciani vi ha visto resti dell’Euripus.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Piazza Sforza Cesarini
- Via Sforza Cesarini

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